di Teresa De Monte

Anisur R. Khuda-Bukhsh, è un medico indiano che ha scritto la sua tesi di dottorato sulla necessità di indagare sull’omeopatia con mezzi moderni per sostenerne l’efficacia e difendere le nuove idee volte a capirne il meccanismo di azione. La tesi prende spunto dalla revisione del lavoro del suo collega Moffett (Integr Cancer Ther, 2006; 5: 333): dopo aver esaminato i concetti e il lavoro di Hahnemann (similia, proving, dinamizzazione, succussione, etc.), l’autore evidenzia che non si dovrebbe assumere alcun cibo almeno un ora prima o dopo l’assunzione di un rimedio omeopatico e discute sulla forza vitale rilasciata in qualche modo dal processo di “succussione” al “veicolo”. Afferma che la medicina omeopatica è diretta conseguenza della malattia e che anche la “mente” e la “costituzione generale” sono importanti, specie nei casi di malattia cronica. Vale a dire che il rimedio non può essere diverso solamente per la stessa malattia ma anche per due persone che soffrono della stessa malattia che differisce in qualche specifico sintomo.

Il punto decisivo dell’omeopatia è che i rimedi omeopatici non sono soluzioni ma piuttosto succussione di sostanze: Khuda-Bukhsh cerca di rispondere al quesito se c’è trasferimento della proprietà medicinale al veicolo, il formarsi dei clathrate, le diluizioni ultramolecolari e propone un’ipotesi basata sull’evidenza che le medicine omeopatiche potenziate agiscono attraverso la regolamentazione di un gene collegato alla manifestazione del miglioramento e la cura dei sintomi della malattia.

In vivo il laboratorio sperimenta la risposta biologica: Apis e Istamina sono una possibile ragione di uso per gli effetti positivi sulle allergie. Tutto ciò rivela che i rimedi omeopatici possono agire a livello molecolare, subcellulare, cellulare, fisiologico e possono efficacemente migliorare il processo riparativo del DNA che comporta partecipazione attiva di alcuni specifici geni. La necessità di utilizzare alcuni rimedi “costituzionali” in casi cronici, può avere una particolare azione per cambiare adeguatamente una specifica “composizione genetica” o “costituzione”, in quanto la volontà rende i rimedi sintomatici più attivi. L’omeopatia merita un approccio più sistematico per capire i suoi paradigmi e per facilitarne l’uso, con la maggiore fiducia possibile da parte di chi preferisce questo tipo di trattamento.