Dalla ricerca antropologica risulta che in molte culture non occidentali i bambini sono allattati di consuetudine per tre-quattro anni. Sono eccentrici loro, o lo siamo noi?

Cosa accade nel regno animale?
I mammiferi svezzano la loro prole quando il piccolo ha triplicato il peso della nascita (Lawrence 1989). Questa regola empirica è valida per animali con corporatura piccola ma non per quelli più grandi. Le ricerche dimostrano che lo svezzamento avviene spesso negli animali alcuni mesi dopo il raggiungimento di un peso quattro volte, piuttosto che tre volte, superiore a quello della nascita (Lee, Majluf and Gordon, 1991).
Se dovessimo attenerci a queste constatazioni e riportarle alla razza umana l’età media per lo svezzamento dei maschi dovrebbe essere intorno ai 27 mesi e per le femmine intorno ai 30 mesi.
Più adattabile alla razza umana sembra essere la teoria che l’epoca dello svezzamento debba equivalere alla durata del periodo gestazionale. Questo corrisponderebbe a quanto riportato in letteratura, per i mammiferi, in cui l’età dello svezzamento è approssimativamente equivalente alla durata del periodo di gestazione (Lawrence 1989).
L’età giusta per lo svezzamento umano sembra quindi essere per i bambini con allattamento non materno intorno al 5° – 6° mesi e per i bambini con allattamento esclusivamente materno intorno all’ 8° – 9° mesi, anche se è bene assecondare in parte le curiosità alimentari del bambino che possono manifestarsi già dopo i 5 mesi.
Fino al compimento del 12 mese sarebbe opportuno svezzare il bambino solo con frutta, verdura, cereali e legumi evitando le proteine della carne, del pesce e delle uova (che non hanno nessuna logica prima dell’acquisizione dei denti molari).

Sono da evitare tassativamente alimenti morti come gli omogeneizzati a base di cadaveri animali. Molte teorie pediatriche materialistiche moderne tendono ad introdurre proteine animali in età precocissima, 4 – 6 mesi, è questo un comportamento folle dal punto di vista olistico e naturistico. Le ultime ricerche sul sistema intestinale hanno accertato a questo livello un sistema recettoriale di neurotrasmettitori che fa del sistema digerente un nuovo complesso cervello: il cervello intestinale. La stimolazione di questo sistema neuroimmunologico in epoca troppo precoce con proteine animali può alterare l’assetto immunitario futuro del bambino. In altre parole la programmazione naturale dello sviluppo ha introdotto gli alimenti proteici animali da triturare tra l’epoca di sviluppo dei primi (12°- 18° mese) e dei secondi molari (24° – 30° mese). Ciò vuol dire che un efficace apparato masticatorio non esiste prima dei due anni, con differenze individuali e di sesso (infatti le femmine hanno spesso una dentizione più precoce dei maschi).

Il somministrare proteine animali in forma artefatta (triturata, omogeinizzata, ecc.) in età precoce contraddice la programmazione naturale della specie umana e porta ad uno sviluppo fisico più precoce ed imponente a scapito dello sviluppo psico-spirituale.

Le proteine animali contenute nella carne, nel pesce e nelle uova accelerano la robustezza fisica e l’affermazione dell’ego del bambino predisponendolo nel futuro a sclerosi fisica e psichica. L’accelerazione dello sviluppo fisico dovuto a queste proteine non segue armonicamente lo sviluppo neurosensoriale; non dimentichiamo infatti che il cervello e il sistema nervoso negli umani continuano a svilupparsi ancora per molto dopo la nascita.

“Nel cucciolo umano l’evoluzione non è così rapida come in molti animali, quando nasce, e nei primi mesi di vita, egli non partecipa ai problemi dell’esistenza e non ha alcun legame conscio con la terra: è ancora immerso e trattenuto sul piano cosmico. E se vogliamo crescere un essere umano normale, su quel piano deve restare fino a quando il latte non sia riuscito a dischiudergli pian piano la vita terrestre ed ad indurre -il nuovo cittadino della terra- a chiudersi definitivamente nel suo guscio e ad aprire senza scosse gli occhi sul mondo in mezzo al quale è approdato” (Angela Cattro).

Il guscio va inteso sia sul piano simbolico che reale, infatti qualsiasi movimento di forze che provochi la chiusura precoce delle fontanelle presenta conseguenze dannose per la vita futura del bambino e per il suo sviluppo euritmico.
A grandi linee possiamo dire che entro il primo anno di età l’apporto proteico deve venire esclusivamente dal regno vegetale, non c’è alcun pericolo di carenze! Verso l’anno si darà più spazio alla frutta e si introdurranno i formaggi freschi. Evitare ogni alimento che non provenga direttamente dai regni viventi.

I prodotti sintetici così come le proteine animali fanno solo gonfiare il corpo del bambino, ed un essere umano non è un animale da allevamento che deve crescere bello e grosso nell’apparenza.
Tra i diciotto mesi e i due anni il bambino deve imparare a masticare bene, quindi insegnare a mordere i frutti, le insalate tritate e tutti i cereali.
Intorno ai due anni e non prima si introducono le uova, inizialmente il solo tuorlo evitando l’albume che contiene sostanze albuminoidi difficilmente digeribili utili alla formazione del pulcino e non dell’essere umano, infatti si sviluppano dalla digestione dell’albume scorie azotate dannose per il sistema renale infantile. Sempre intorno ai due anni, un po’ più precocemente nelle bambine rispetto ai maschietti può apparire nella dieta in maniera sporadica (una o due volte a settimana) il pesce (trota, sogliola e merluzzo). Successivamente si potrà introdurre la bresaola e poi la carne di coniglio, agnello, tacchino, pollo.
Per le carni di animali di grossa taglia come manzo e vitella è opportuno aspettare i quattro anni.
Per i prosciutti e i salumi, così come per i crostacei ed i molluschi ed il pesce azzurro è saggio aspettare i sei anni.

Questi concetti contrastano vistosamente con le teorie della moderna pediatria in cui si tiene conto esclusivamente del risultato apparente di salute, ma il bambino non è un animale di allevamento. Chi considera l’essere umano solo come un materialistico complesso biochimico e strutturale non può capire l’importanza delle informazioni provenienti dai vari regni della natura e quindi mirerà al risultato apparente sulla forma senza tener conto dell’essenza. Non dovremo quindi meravigliarci del crescere di malattie allergiche ed autoimmuni stimolate e slatentizzate a livello genetico da stimolazioni inopportune in età precoce del sistema immunitario intestinale. La memoria sottile e vibrazionale della vita intrauterina e dei primi anni costituisce la traccia informativa e formativa di tutta la nostra esistenza fisica e psichica e quindi deve essere rispettata.

Ed ora vediamo le varie fasi dello svezzamento:
Se il bambino riceve latte materno l’alimento principe dello svezzamento è costituito dai cereali da aggiungere al latte o al brodo.
Fin dai primi giorni dello svezzamento si possono introdurre riso, mais, tapioca, miglio, e dopo qualche tempo l’orzo, il grano saraceno (che non è un cereale ma una poligonacea), e la segale (senza dubbio i più ricchi di ferro e altri minerali sono miglio grano saraceno e orzo). Si inizia con le creme di cereali per passare successivamente ai fiocchi e molto più tardi ai chicchi. Molto saporite le farine precotte della Holle soprattutto quella di miglio. Il grano saraceno non è disponibile come farina precotta per bambini. La farina d’orzo precotta è prodotta da Milupa. La Biodieterba produce la farina di riso. La farina di mais può essere sostituita saltuariamente con la farina per polenta istantanea Ecor. Le creme di riso, miglio e mais possono essere somministrate già intorno ai 6 mesi, mentre per il grano saraceno è bene aspettare i 7 mesi. A 8 mesi seguono le creme di avena, di orzo e di segale nonché pastina e semolino di frumento. A 9 mesi entrano in scena i fiocchi di grano saraceno, mais, riso, miglio e secale. Per i chicchi (miglio, orzo perlato, grano saraceno decorticato, riso bianco, pasta di segale) occorre aspettare almeno 1 anno di età, fa eccezione il mais in chicchi e il riso semintegrale per i quali bisogna aspettare i due anni. Infine il riso integrale in chicchi e l’orzo mondo devono aspettare i 3 anni di vita del bambino per entrare nella sua alimentazione.
In un secondo tempo si potranno aggiungere l’avena e il farro, entrambi cereali con una piccola quantità di glutine, ma molto inferiore rispetto a quella del grano, e molto ricchi di minerali e soprattutto ferro. La Holle produce l’avena e il farro integrali. Minestrine che uniscono i vari tipi di cereali si trovano nei negozi di alimenti biologici.
Se il bambino è stato alimentato con latte vaccino più brodo di cottura dei cereali si introdurranno crema di verdure o brodi di verdure.
Qualunque sia il mese di inizio dello svezzamento (5° – 6° nell’allattamento non materno; 8° – 9° nell’allattamento al seno) si inizia col sostituire un solo pasto, preferibilmente quello di mezzogiorno con crema di cereali (negli allattati al seno) o crema di verdura (nell’allattamento con latte vaccino che conteneva gia cereali per la diluizione), più un frutto (mela grattata o alcuni cucchiaini da the “elixier di frutti selvatici Demeter”) nel pasto serale. Gli altri pasti rimarranno lattei e sempre a richiesta. Il brodo di verdure nella quantità di circa 200 gr. va fatto con verdure a foglia delicata con olio, niente sale eventualmente si può condire con Miso o Tahini in piccolissime quantità. Dal brodo di verdure si può passare gradualmente alla crema di verdure dove è opportuno dare la prevalenza alle carote.
Dopo il primo mese di svezzamento si può passare a cibi più compatti: aumentando verdura e frutta e introducendo un secondo pasto serale uguale a quello di mezzogiorno. È fondamentale introdurre un alimento alla volta. Dopo il secondo mese e mezzo di svezzamento possiamo cominciare ad introdurre altri alimenti.
Tra la frutta sceglieremo lamponi, ribes e pere. Non frutta con nocciolo legnoso, troppo pesante per il fegato, ad eccezione dell’albicocca.
Dopo un anno, ciliegie, uva. Solo dopo i 18 mesi le fragole, le prugne e le pesche.
Assolutamente niente banane, sì arance se provenienti da coltivazioni biologiche.
Fino a 12 mesi l’unico ortaggio crudo da utilizzare è la carota. Il miele può essere somministrato, ma in piccolissime quantità. I formaggi, se non vi è intolleranza al lattosio possono essere somministrati in piccole saltuarie quantità se morbidi e freschi dopo i 12 mesi, mentre per i formaggi più proteici e per il parmigiano sarebbe buona norma aspettare i due anni e mezzo, tre.
Niente patate fino a tre anni.

Parmigiano – Miso d’orzo -Tahini
Il parmigiano che la pediatria ufficiale introduce nello svezzamento in età assai precoce per il suo potere nutritivo può essere sostituito da due alimenti macrobiotici più leggeri per il fegato del bambino e più nutritivi (anche perché i latticini inibiscono in parte l’assorbimento del ferro):
1. Il miso d’orzo (alimento giapponese derivato da soia fermentata su base d’orzo), alimento straordinariamente nobile che favorisce le funzione intestinale ed è ricchissimo di ferro e altri minerali, oltre che di proteine. Aggiungerlo nella quantità di un cucchiaino colmo nella pappa della sera (o comunque nella pappa senza legumi). È ottimo anche per insaporire e arricchire zuppe e minestre in brodo.
2. La salsa di semi di sesamo, Tahini, ricca di omega 3 può essere aggiunta saltuariamente alle pappe (un cucchiaino scarso).

Olio
L’olio nella misura di un cucchiaino va aggiunto a crudo alle pappe, è importante che sia olio extravergine di oliva spremuto a freddo. L’olio di oliva può essere mescolato in parti uguali con olio di cartamo o olio di lino, sempre spremuto a freddo, in quanto questi due sono ricchi di acidi grassi della famiglia degli omega-3 non contenuti nell’olio d’oliva.

Verdure
Le verdure si possono introdurre gradualmente al ritmo di una nuova verdura al giorno: carota, zucchina, zucca, porro, lattuga, sedano con le foglie. Successivamente si possono introdurre altre verdure a foglia verde provenienti da agricoltura biologica quali bietole e cavolini di Bruxelles da aggiungere al misto di verdure per il brodo. Evitare in maniera categorica le bietole non biologiche perché i concimi chimici rendono questa verdura satura di nitrati dannosi per bambini di pochi mesi.
La cottura delle verdure e del brodo va fatto in pentola normale, che sviluppando una temperatura più bassa della pentola a pressione, presenta un rischio inferiore di depauperamento vitaminico. Si fanno bollire le verdure con 300 – 400 cc di acqua per 45 minuti. Si filtra scartando inizialmente le verdure che verranno poi introdotte gradualmente sotto forma di “passato di verdure”. Il brodo non va conservato per più di 24 ore perché le vitamine e i sali minerali perdono il loro valore nutritivo.

Alghe
Dopo i primi tre mesi di svezzamento è possibile aggiungere una manciata di alghe Iziki o Dulse nella cottura di brodo e verdure. Entrambe sono ricche di minerali, ma la Dulse è ricchissima di calcio e ferro. Le alghe Iziki a cottura ultimata rimangono intere e possono essere poi rimosse perché i minerali si sono ormai disciolti nell’acqua; mentre le Dulse si spappolano durante la cottura.

Legumi
Le proteine dei legumi possono essere introdotte dopo i primi tre mesi di svezzamento come aggiunta proteica vegetale al pasto delle ore 12.
La prima fonte proteica può essere rappresentata da lenticchie rosse decorticate e i piselli secchi spezzati che possono essere mescolati ai cereali. Iniziare con mezzo cucchiaio di legumi per arrivare nel giro di pochi giorni a un cucchiaio colmo. Cuocerli insieme ai cereali senza ammollo fino a spappolamento facendo in modo che l’acqua venga assorbita tutta. L’acqua di cottura non deve assolutamente essere eliminata perché contiene tutti i minerali, compreso il ferro.
La seconda fonte proteica, da introdurre dopo qualche settimana dalla precedente, è costituita da azuki rossi e verdi che necessitano di 8-10 ore di ammollo, di una cottura più lunga delle lenticchie e piselli e devono essere successivamente frullati, poiché non si spappolano con la cottura.